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Cison di Valmarino e dintorni

Rappresenta un vero gioiello incastonato nelle montagne trevigiane ed è testimonianza di una fede molto antica, datata VIII secolo.Consacrata nel 1746, è in stile neoclassico e non a caso è considerata la più bella chiesa settecentesca della diocesi di Vittorio Veneto, con un’esteriorità accentuata dalle due facciate, una a ponente, l’altra a levante, arricchite da statue allegoriche e una veste interiore enfatizzata da un tesoretto di marmi, stucchi policromi, sculture ornamentali e preziosi dipinti.L’interno è caratterizzato da un’unica navata presente, abbellita da molteplici affreschi e tele realizzati da Egidio Dell’Oglio, raffigurazioni di Santi e scene sacre: si ricordano fra questi l’Assunzione della Vergine, la Natività, la Presentazione al Tempio e una bella Annunciazione.
Al secondo piano del Teatro La Loggia, sono esposti 72 apparecchi che raccontano lo sviluppo tecnico ed estetico della radio nell’arco di tempo che va dagli anni Venti ai Settanta del Novecento; in mostra anche il radiofonografo Safar progettato nel 1938 dall’ingegner Virgilio Floriani di Cison, un pioniere della ricerca nelle telecomunicazioni.
Già sul finire del secolo XIII, su un lato della piazza principale di Cison è attestata la presenza di strutture provvisorie e mobili, una tenda o una tettoia in legno, per l’espletamento degli atti amministrativi, divenute col tempo strutture fisse in muratura che assunsero il nome di Loggia, luogo deputato all’esercizio dell’amministrazione civile e penale. La caduta della Serenissima determinerà i successivi adattamenti che avverranno nel corso del ’800, con la destinazione della Loggia a Teatro, che sarà distrutto nel 1918 durante la Grande Guerra. Successivamente riadattato, divenne negli anni ’30 del secolo scorso sala cinematografica, con interventi che hanno stravolto l’originaria struttura seicentesca. Fu così utilizzato fino agli anni 60’ per poi essere chiuso in quanto non più rispondente alle mutate esigenze. Nel 1993 ebbero inizio i lavori per il suo restauro, completati nel 2002, che permisero di restituire a Cison la propria Loggia. A piano terra ospita il Teatro e la sede della Pro Loco di Cison, al primo piano una sala espositiva, al secondo piano il museo della Radio d’Epoca e una sala per conferenze.
Inaugurato nel 1972, il Bosco delle Penne Mozze è situato in una posizione panoramica a Cison di Valmarino. Il bosco raccoglie le stele degli Alpini trevigiani caduti in guerra o morti per causa di servizio. Il Bosco delle Penne Mozze è meta di pellegrinaggio degli Alpini di tutta Italia e loro familiari. La prima domenica di settembre di ogni anno si tiene il raduno denominato “Pellegrinaggio al Bosco”.
Cison di Valmarino, per secoli la piccola capitale della contea dei Brandolini, è un importante nodo viario a metà strada tra Valdobbiadene e Vittorio Veneto. L’area gode di un clima mite. La bellezza del paesaggio pedemontano e la perfetta conservazione degli antichi borghi, regalano al turista un rilassante soggiorno all’insegna della cultura, del mangiar bene e del bere da intenditori.
Si possono fare delle splendide escursioni di grande interesse storico-artistico-naturalistico: dalla “Via dell’acqua” alla “Via dei mulini” fino alla “Valle di San Daniele” e al “Bosco delle Penne Mozze”. Da qui escursioni più impegnative portano al Rifugio dei Loff, al Passo San Boldo oppure a Praderadego. Tutta la zona offre spazi bellissimi per praticare passeggiate a piedi, a cavallo o in mountain-bike.
Nel novembre del 1970 fu inaugurato il Rifugio dei Loff, cioè dei lupi. Esso si trova a quota 1134 ed è stato costruito sotto lo strapiombo del Crodon del Gavero, cioè della lepre. La struttura in pietra presenta sistemazioni volumetriche particolari ed è punto di riferimento per facili e piacevoli escursioni.
Il passo di Praderadego è un antico passaggio che collegava già in epoche lontane la Vallis Mareni con il bellunese, ricco di legname, indispensabile per la Repubblica di Venezia. Oggi il passo viene associato dagli studiosi al tracciato dell’imperiale Strada Claudia Augusta Altinate, antica via romana di tipo militare, completata per ordine dell’imperatore Claudio nel I secolo per collegare Altino, florido porto romano, con Ausburg, la romana Augusta, nel cuore dell’Europa. Ricerche ed ipotesi individuano diversi possibili percorsi in forza anche delle diverse esigenze dell’impero: militari, commerciali, sociali e altre ancora. È molto probabile che il passo di Praderadego sia uno di questi se non addirittura, come molti sospettano, la strada militare stessa. Praderadego dunque, valico posto tra le rigogliose Prealpi Trevigiane che può vantare un suggestivo paesaggio e dove la bellezza e l’armonia della natura regnano ancora sovrane, ci suggerisce inoltre un interessante viaggio a ritroso nella storia.
Opera di ingegneria austriaca per scopi bellici, tracciata, in parte, su di un percorso romano al cui interno si conserva una torre di vedetta di epoca bizantina. Nel passato era stata utilizzata da viandanti e mercanti diretti nel bellunese, dai pastori per la transumanza, dai pellegrini e dagli zattieri, che dopo aver disceso il fiume Piave con le zattere, tornavano a piedi alle loro case. Nel 1914 iniziò la sua parziale trasformazione per divenire un percorso legato alla guerra, alla Grande guerra che tanto imperversò fra queste splendide montagne. Il primo tratto dell’attuale percorso costruito su progetto dell’ingegnere Giuseppe Carpenè, fu interrotto nel 1916, ma dopo la disfatta di Caporetto avvenuta nel novembre del 1917, queste terre vennero invase dall’esercito austro-ungarico e per urgenti ragioni strategiche il Genio austriaco fu indotto a completare l’opera in tempi strettissimi. Nella metà di giugno del 1918 la strada era pronta dopo aver impegnato più di 7.000 operai e circa cento giorni di lavoro; per questo acquisì il nome di Strada dei Cento Giorni. In cima al passo di San Boldo che porta nel bellunese, nella Val Morel cara allo scrittore Dino Buzzati, si trova il museo La strada che porta al Passo di San Boldo che documenta le fasi di realizzazione del progetto. A San Boldo sono stati realizzati anche un orto botanico di erbe officinali e un’area di sosta.
Il palazzo, oggi sede del municipio, si affaccia sulla piazza centrale del paese assieme ad altre costruzioni di elevato valore storico e architettonico che sono disposte sugli altri lati della piazza, tra i quali la chiesa e il Teatro La Loggia. La costruzione dell’attuale Municipio si deve alla famiglia Casoni, discendente da quella dei Cavalcanti di Firenze, come attesta la presenza dello stemma araldico che si trova sul pavimento della Sala Consigliare. Costoro, attorno al XVI secolo, acquistarono l’edificio adiacente all’attuale Palazzo Municipale e in seguito decisero di ampliarlo costruendo il nuovo palazzo: esiste ancora oggi la porta comunicante col primo edificio in corrispondenza delle scale del Palazzo Municipale. Tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, vennero svolti dei lavori di ampliamento e ristrutturazione e pur conservando la stretta facciata principale, che richiama la struttura di un palazzotto urbano, al suo interno il municipio presenta numerosi particolari riconducibili alla tradizione delle ville venete: la pavimentazione a terrazzo alla veneziana, il soffitto in travi in legno alla sansovina, gli stipiti in pietra, i serramenti, l’intonaco a marmorino. Nel corso del Settecento i Casoni vendettero le loro proprietà e il palazzo passò a diverse famiglie, fino al 15 giugno 1902, quando ne divenne proprietario il Vigenti in località Rolle a Cison di Valmarino. Dall’inizio del secolo scorso dunque il palazzo viene utilizzato come Municipio. Proprio per adeguarlo a tale esigenza nel 1960 furono eseguiti alcuni lavori d’ ampliamento. La sede municipale venne poi integralmente restaurata a partire dal 2000.
La nuova Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene, costituitasi nel 2003, è l’erede di quella che è stata, nel lontano 1966, la prima arteria enologica italiana. Di quello storico tracciato ora sono stati ripresi lunghi tratti, a cui però si sono voluti affiancare dei percorsi tematici in grado di valorizzare tutto il territorio, i suoi diversi paesaggi viticoli e le tante attrattive, anche storico-artistiche, disseminate lungo le colline tra Conegliano e Valdobbiadene. In questo modo la nuova Strada risponde alle richieste del moderno enoturista curioso di assaporare non solo i grandi vini e i prodotti tipici, ma anche quelle componenti paesaggistiche, ambientali e culturali in senso ampio che formano, tutte insieme, l’anima e la matrice profonda di un territorio. Così con i suoi 120 chilometri complessivi che si addentrano e si inerpicano lungo i colli, da Conegliano a Valdobbiadene, l’arteria enologica guida il visitatore tra vigneti ininterrotti, borghi e paesi dove si respira il sapore della secolare arte enoica di queste terre, regalando scorci e paesaggi di autentica bellezza e grande fascino, insieme a testimonianze medioevali, eremi, chiesette secolari, tracce della storia rurale civile e religiosa delle genti di qui.
Museo temporaneo di saperi e memorie che trova spazio nella vecchia stalla delle Case Marian e che ospita al suo interno una ricca collezione di strumenti della vita contadina di un tempo.